La mia pet therapy con i pappagalli

Cari amici del mio blog, in molti mi avete chiesto di raccontare la mia esperienza riguardo la Pet Therapy e finalmente ho deciso di farlo, per testimoniare l’importanza degli animali, in ogni casa. Ho dovuto omettere molti dettagli, altrimenti non sarebbe bastato un libro per raccontare la mia storia, spero di averla riassunta in modo efficace, e soprattutto spero che possa tornare utile a chi, come me, sta soffrendo e combattendo qualche patologia.

Cosa è la Pet Therapy: Origini e Significato

Con pet therapy si intende la “terapia con gli animali” nello specifico la parola “pet” significa animale d’affezione e therapy cura o terapia.

Il potenziale terapeutico degli animali fu riconosciuto per la prima volta durante la fine del 1800, quando Florence Nightingale, figura simbolo della professione infermieristica moderna, ha osservato che gli animali di piccola taglia hanno contribuito a ridurre l’ansia nei bambini e negli adulti che vivono in istituti psichiatrici ed ha scritto nel suo libro “Notes of Nursing” che stare con piccoli animali aiuta i pazienti a riprendersi. Anche il “padre della psicoanalisi” Sigmund Freud agli inizi degli anni 30 iniziò ad usare il suo cane “Jofi” nelle sue sedute di psicoterapia, perchè era convinto che i cani potessero captare il livello di tensione dei pazienti durante le sedute, e constatò che molti pazienti si sentivano maggiormente a loro agio e liberi, e la comunicazione con essi si semplificò insieme a Jofi. Questa esperienza di Freud venne raccontata decenni dopo la sua morte, quando vennerò tradotte alcune lettere e diari.

Negli anni 60 invece, Boris Levinson, psicoterapeuta infantile, notò che durante delle sedute con un bambino con disturbi psichici, questo si dirigeva verso il suo cane, dedusse quindi che il cane, fungesse da “mediatore” rendendo il dialogo tra psicoterapeuta e paziente più morbido e spontaneo. Il bambino inoltre, aveva la possibilità di proiettare le sue emozioni sul cane, riescendole ad esternare meglio.

Altri medici e ricercatori considerarono veritiere le teorie di Freud, di Levinson e dell’infermiera Nightingale, sperimentando il rapporto uomo-animale anche con soggetti adulti, e non solo sui bambini.

I Benefici della Pet Therapy

Gli animali possono offrire guarigione, sostegno e conforto a coloro che sono fisicamente, mentalmente, emotivamente e/o spiritualmente compromessi. I bambini e gli adolescenti giovano molto della presenza di un animale in casa. Ad esempio, nei bambini con disturbi comportamentali e deficit cognitivi con la presenza di un animale possono sviluppare con più facilità i processi cognitivi e sensoriali, mentre negli adolescenti o negli adulti con problemi famigliari, o con scarse interazioni sociali, oppure per chi soffre di ansia e depressione, un animale aiuta alleviando la tensione, stimolando il proprietario nella cura di se e del proprio animale, sedando stati di malessere emotivo ed aiutandoli nella rivalutazione di se stessi, oltre ad essere un motivo per uscire di casa per una passeggiata, ed un “amico” su cui contare e “parlare”, facendoli sentire più compresi, meno soli, dando senso di sicurezza e nuovi stimoli.

La mia Esperienza di Pet Therapy

La mia storia inizia nel 2000, quando avevo appena 8 anni. Ero un bambino come tanti, con sogni e passioni, forse troppo emotivo ed introverso. A scuola andavo bene, però i rapporti sociali non erano dei migliori, perchè ero in difficoltà con molti compagni, il mio fare timido li attirava nell’infastidirmi più del dovuto. Tuttavia, ho sempre contato su una famiglia meravigliosa che mi ha sempre sostenuto in tutto. Ma veniamo al dunque. Durante la scuola avevo forti fitte all’intestino, talmente forti che mentre ero seduto, dal dolore scalciavo sotto al banco. Il medico di base, disse che forse bevevo troppi succhi di frutta, o forse mangiavo troppa cioccolata, così ci attenemmo ad una dieta più rigida per alcuni giorni che non portò ad alcun risultato. Venne quel giorno in cui, tornai a casa con quei soliti dolori andai al bagno, e quando mi alzai, vidi il water pieno di sangue rosso, come se qualcuno mi avesse tagliato l’intestino. Il gelo.

L’inizio e gli sviluppi della malattia

Corsi da mamma, quasi piangendo, la presi per mano e la portai al bagno, ero piccolo e spaventato, ricordo ancora l’odore del sangue. Incredula e terrorizzata, mamma, chiamò subito mio padre, che andò a prendere la macchina e di corsa ci recammo al Bambino Gesù di Roma. Ero sempre più terrorizzato da quella scena, non capivo cosa mi stesse succedendo, ma, nell’innocenza di un bambino, avevo già capito che la situazione non era delle migliori. Il terrore di quei momenti mi ha fatto dimenticare alcune scene, ricordo soltanto la sensazione forte di ansia e paura, che mi ha accompagnato e turbato per anni.

Era il 7 Ottobre 2000, quando vennì ricoverato all’ospedale Bambino Gesù di Roma. Non ricordo il nome del padiglione, ma era all’ultimo piano, ed ospitava bambini le cui malattie erano ancora “poco conosciute” infatti il reparto si presentava come mini-appartamenti dove il paziente poteva dormire insieme al proprio genitore. C’era anche il terrazzo, dove la sera la cappella sistina brillava come una speranza per quei tristi giorni.

Dopo accurate analisi del sangue, visite, flebo e terapie, la diagnosi inizialmente fu di “colite ulcerosa”. Ricordo che, successivamente al ricovero andavo al bagno anche 25 volte al giorno, facendo soltanto sangue. L’anemia si faceva sentire, i dolori erano insopportabili e costanti. Ero quasi sempre a digiuno, ed in attesa della colonscopia per accertare esattamente la gravità della patologia. Feci la colonscopia e dopo l’arrivo dei referti istologici, il quadro clinico sembrava chiaro, una brutta rettocolite ulcerosa, in fase attiva e molto aggressiva.

Susseguirono svariati ricoveri, e svariate terapie tra le quali Salazopyrin e Deltacortene, Asacol e Azatioprina, steroidi, mesalazina e flagyl, ed altri integratori specifici. Venni affidato ad una nutrizionista che segui la mia dieta ( evitando cibi dannosi per l’intestino ) e mi ritrovai a mangiare riso in bianco, petto di pollo, e cose molto leggere. Inoltre, fui seguito anche da una psicologa per quanto riguarda gli effetti che questa malattia portava sul mio stavo emotivo, un vero disastro. Il mio stato emotivo influiva molto sull’andamento clinico della malattia, infatti ad ogni evento stressante, ad ogni ansia o problema a scuola, la malattia tornava in ricaduta ed era necessario il ricovero ed il trattamento. Era un limbo, si dice che l’intestino è il secondo cervello, ed io scaricavo tutte le mie ansie ed i miei problemi su di lui, senza saperlo.

Gli effetti sulla vita di un bambino

Ero un bambino, e questa malattia mi ha portato via i migliori anni della mia vita lo ammetto. Questa non è soltanto una malattia, ma un qualcosa che si riflette anche sulla socialità della persona. Immaginate un bambino dinamico, che dovrebbe fare sport, o seguire le sue passioni ed i suoi hobby, chiuso in casa con la fobia di uscire, preoccupato per la sua malattia che non sa come possa evolversi. Infatti, ad ogni ricaduta, si avvicinava l’ipotesi dell’intervento chirurgico per l’asportazione di parte del colon. Se non avessi più risposto alle terapie, la soluzione era quella, e la paura era tanta.

Questa malattia mi ha privato di tante cose, perchè mi ha cresciuto per anni con la convinzione di non poter uscire di casa, perchè improvvisamente dovevo andare al bagno e di corsa, o magari venivo colto da forti dolori addominali nel pieno delle mie attività da costringermi a mettermi sdraiato.

Questa malattia mi ha fatto perdere anni di scuola, in quanto molto spesso venivo ricoverato, o non ero in condizione di poter andare alle lezioni, con la conseguenza di perdere molti argomenti e di doverli studiare da solo, per quanto potevo.

Questa malattia mi ha cambiato, in tanti versi. In molti casi venivo deriso da alcuni compagni o conoscenti per questo mio handicap con battute dalle quali venivo ferito, con la conseguenza che, mi ero chiuso a riccio, vivendo in un mondo tutto mio e ripiegando ogni mio affetto nella mia famiglia.

Eppure, questa malattia mi ha reso quel che sono ora, e sono soddisfatto. Mi ha dato qualcosa che molti non hanno, mi ha imparato a combattere, a credere in me stesso, ad amare la natura e gli animali, mi ha donato tanta sensibilità ed empatia, e voglia di aiutare le persone che si ritrovano nelle condizioni che ho passato.

Gli sviluppi e l’inizio della Pet Therapy

Andai avanti negli anni, tra continui ricoveri, periodi di cortisone, scalaggio e ricadute. Dopo la diagnosi, i frequenti ricoveri erano nel raparto di gastroenterologia dove ho incontrato persone bellissime, come le infermiere e le dottoresse che mi hanno sempre trattato come un figlio vedendomi crescere, e questo articolo lo dedico anche a loro, perchè non smetterò mai di ringraziarle.

Le cause di questa malattia al giorno d’oggi sono ancora sconosciute, si pensa sia dovuto da un fattore stressante, da presunti eccessi di farmaci antibiotici, oppure da un discorso genealogico, ma ricordo bene quel giorno in cui il primario del reparto chiamò i miei genitori e gli disse che questa malattia è cronica e che mi sarei dovuto curare per tutta la vita, e ricordo ancora le loro lacrime ed i loro sorrisi per nasconderle.

Lottai tanto, tra tutte le cose che la malattia voleva togliermi, e tutti i sogni che volevo raggiungere. I primi anni sono stati i più brutti perchè i ricoveri erano sempre più frequenti e quel reparto oramai, era come se fosse casa mia, ed iniziavo quasi a rassegnarmi a quella condizione ed a questa malattia così cattiva che da un giorno all’altro veniva a sconvolgermi nuovamente la vita. Andando avanti con l’età, arrivai a 17 anni, quando presi il primo pappagallo, ed iniziai ad allevare qualche animale da cortile

L’inzio della Pet Therapy

Era un inseparabile, allevato a mano. Se ne stava all’angoletto della gabbia, dentro un piccolo negozio di animali, ed era l’ultimo. Lo acquistai e lo portai a casa, dentro una gabbietta piccola piccola. Mi ero informato sulle sue necessità, me ne volevo prendere cura e farlo diventare un amico prezioso.

Nel frattempo, abitando in campagna acquistai alcune quaglie, oche e galline. Uscivo poco di casa, ero timido ed ansioso, avevo sempre paura di non trovare un bagno nelle vicinanze, e per i motivi che ho descritto su. Avevo tanto tempo a disposizione da dedicargli e nel frattempo andavo alle scuole superiori, dove combattevo quotidianamente con le mie paure e paranoie ma…

Dopo anni di sofferenze, stavo reagendo.

Gli animali erano diventati tutto per me, la mia evasione, il mio rifugio, la mia fortezza. Mi piaceva curarli, stare seduto a guardarli nella loro naturalezza, accudirli ed accarezzarli, anche le semplici quaglie o galline. Ero diventato un tutt’uno con loro, li guardavo negli occhi e sembrava come se dialogassimo, per ore, e ci fidavamo l’un l’altro.

Iniziai a stare meglio. Le mie ansie iniziarono ad alleviarsi, sembrava come se avessi più fiducia in me, ero più tranquillo e sereno. L’inseparabile stava bene, anche lui amavo tenerlo sulla spalla, accarezzarlo, farlo svolacchiare in casa e giocarci per quanto possibile. Fatto sta, che da un inseparabile in poco tempo acquistai le prime gabbie ed altre coppie di pappagalli di varie specie, finchè non mi creai un piccolo allevamento amatoriale di avicoli e pappagalli di piccola taglia.

Ero sempre più entusiasto, iniziai ad imbeccare i pappagalli a mano, a farli riprodurre, mi comprai una incubatrice per le uova di gallina e di quaglia, iniziai a far schiudere le uova, insomma, mi davo da fare per tenere la mente impegnata e per immergermi sempre di più in questa passione.

Il quadro clinico andò sempre meglio, fin quando ci furono le prime remissioni lunghe, sempre più lunghe.

Gli animali, mi hanno insegnato tanto. Mi hanno dato fiducia in me, facendo rivalutare quegli stati d’ansia, è come se mi parlassero dicendomi “tranquillo, andrà tutto bene”. Mi hanno trasmesso la loro serenità, il loro modo di vivere spensierato e naturale.

A scuola ero più sereno, ho trovato degli ottimi amici che oltre agli animali, amavano la natura, come passeggiate, percorsi in bicicletta immersi nella natura e nella tranquillità. Così mi diplomai, con un’ottimo risultato in Tecnico della Grafica Pubblicitaria ed iniziai a lavorare poco dopo.

Io ed un mio amico molto particolare 😀

Obiettivo: trovare la stabilità

Prima di recarmi al lavoro, andavo a cambiare l’acqua ed il mangime a tutti i miei animali, questo mi tranquillizzava moltissimo e mi aiutava ad affrontare la giornata lavorativa. Dopo il turno di lavoro, passavo nuovamente da loro prima di andare a casa, avevo una sedia di plastica al centro dell’allevamento, per poterli osservare tutti. Il loro canto mi rilassava, la loro felicità era la mia, mi faceva stare bene. Mi prendevo cura di loro, e loro si prendevano cura di me, perchè stavano migliorando il mio stile di vita. Iniziavo a credere più in me stesso, e quasi la malattia era passata in secondo piano. Le remissioni furono sempre più lunghe, la passione andava avanti, così iniziai ad uscire di casa, con gli amici, trovai la mia prima compagna, la mia vita si era stabilizzata, come una persona della mia età. Iniziai anche degli sport di gruppo, per poter socializzare meglio. Prendevo anche i mezzi pubblici, mi sembrava quasi assurdo uscire e non pensare sempre a dove è il bagno più vicino, gli animali mi avevano donato una speranza, una cura, un qualcosa di mistico che probabilmente non riesco neanche a raccontarvi come vorrei.

Le mie ansie, legate alla malattia, erano quasi sparite. Gli animali mi hanno fatto sentire più tranquillo, prendersi cura di loro mi ha fatto sentire importante ed utile nella vita, mi ha dato delle responsabilità, mi ha distratto da molti pensieri negativi e paranoie investendo il mio tempo in questo meraviglioso hobby.

La mia solitudine, dovuta alla difficoltà di rapportarmi con i miei coetanei grazie agli animali è scomparsa, sia perchè loro non mi fanno mai sentire solo, sia perchè grazie a questa passione ho conosciuto molti amici reali e virtuali, con cui ho condiviso parte della mia vita e mi sono sentito accettato e compreso. A molte persone piacciono gli animali e la natura, e questo può essere un punto di approccio per iniziare un dialogo, confrontarsi, conoscere nuove persone ed ampliare le proprie conoscenze.

L’autostima migliorava, mi son sentito sempre sottovalutato. Con i miei amici animali non è stato cosi, la passione mi ha insegnato a credere in me, a pormi degli obiettivi nella vita, a credere in qualcosa e portarlo a termine.

Il dolore fisico, che mi provocavano i mal di pancia, anch’esso è andato a scomparire perchè mentre guardavo i miei animali e mi prendevo cura di loro, la mia testa era totalmente assuefatta dal piacere di questa passione che non mi faceva pensare ad altro, semplicemente.. ero sereno. Quando una persona è serena e soddisfatta di quello che fa nella vita, ripercuote questo stato d’animo con gli altri, migliorando le relazioni e se stessi. Anche se al lavoro avevo dei problemi, sapevo che c’erano i miei animali a casa, che 1 ora passata con loro la sera, mi rasserenava e mi faceva dormire tranquillo. Insieme agli animali avevo anche la mia compagna, i miei amici, che condividevano i miei stessi hobby quindi, ero sereno e soddisfatto.

Passarono gli anni, ero un bambino quando scoprii questa malattia, avevo 8 anni. Adesso ne ho 30 e sono contento di come convivo con questa malattia. Ogni tanto ho ancora qualche problemino, ma sono cose che supero grazie a quello che ho passato, alla determinazione, e sono sempre sotto controllo presso una struttura ospedaliera che tratta le malattie infiammatorie croniche intestinali, questo è molto importante. Ma posso garantirvi che oltre alla cura farmacologica che è essenziale in molte malattie, la differenza la fa molto il vostro stato d’animo, e gli animali, mi hanno aiutato molto. Ho conosciuto molte persone che hanno curato la depressione, o ad esempio hanno smesso di fumare grazie alla peth therapy, e sono dispiaciuto che in Italia ancora non sia veramente riconosciuta come strumento di cura, da abbinare alla cura farmacologica ( se necessaria per la patologia ).

amo spupazzare i miei pappagalli 🙂

La nascita del Blog

Il Trespolo blog nasce dalla mia storia, ed anche scrivere mi ha aiutato. Questa passione mi ha portato online nel 2009 su questo progetto e su allevamentolapiuma. Su internet si trovava poco e niente all’epoca sulla gestione degli animali, così ho deciso di scrivere i miei primi articoli man mano che andavo avanti con l’esperienza nella gestione ed allevamento di pappagalli, uccelli esotici ed avicoli. Allevavo Ondulati, Agapornis, Calopsitte, Parrocchetti monaci e dal collare, esotici come diamantini e passeri del Giappone, e tanti avicoli come gallinelle nane, oche, quaglie della Cina e nostrane, tacchini e piccioni ornamentali. Avevo circa 500 esemplari di queste specie, in voliere esterne, recinti e gabbie da cova. Ho raccolto tutte le mie esperienze e le ho raccontate qui, per aiutare i novizi ad entrare nel bellissimo mondo degli animali e poterli accudire al meglio.

Il blog è stata un’altra cosa che mi ha aiutato nell’affrontare la malattia, scrivere, per gli animali, e raccontare le mie esperienze.

Una bellissima foto di un alieno, ed un bellissimo rapace sulla sinistra 😀

Conclusioni e Ringraziamenti

Non è stato facile ripercorrere quei momenti che ancora sento dentro. In molti mi avete chiesto questo articolo e sono felice di aver trovato la forza di scriverlo. Sono 21 anni che combatto questa malattia insieme alla mia famiglia, gli animali sono stati gli angeli custodi che mi hanno fatto cambiare il mio stile di vita, e mi hanno aiutato a tornare alla normalità dandomi la serenità, l’autostima, togliendomi dalla solitudine e dalle ansie. Sono stati il punto di partenza per trovare la stabilità nella mia vita. Ovviamente, ci vuole anche tanto coraggio e determinazione perchè la vita di oggi non è facile, ed è proprio per questo che consiglio a tutte le persone di avere un animale che sia un cane, un pappagallo, un criceto o una tartaruga non importa, vi farà stare meglio e vi toglierà dai momenti più tristi, ve lo assicuro. Gli animali agiscono molto sulla psiche, come dimostrato anche da Freud, ed è importante far crescere i bambini insieme a loro, perchè loro sono il futuro, ed in questo ci deve essere rispetto reciproco tra persone ed animali, e per la natura.

Voglio specificare inoltre, che il racconto è tratto dalla mia personale esperienza con la Rettocolite ulcerosa cronica ( malattia per cui si riconosce nei casi più gravi come il mio una invalidità permanente ) basata sulla cura farmacologica e sulla pet therapy che mi ha aiutato molto nell’uscire da un limbo mentale fatto di limiti, insicurezze, solitudine, turbe ed ansie legate a quello che ho passato e visto negli ospedali, nella mia adolescenza per questa malattia. Molte modalità di trattamento della mia malattia sono state omesse altrimenti sarebbe uscito un libro ( che non escludo di scrivere )

Voglio ringraziare inoltre, oltre alla famiglia, gli amici e la mia compagna che ci sono sempre per me, il reparto di gastroenterologia del Bambino Gesu di Roma dove sono stato curato e seguito non come paziente ma come figlio. E’ stata una seconda famiglia per me e meritano un ringraziamento speciale per avermi assistito in tutti questi anni con le terapie ed i controlli.

Ricordo bene, l’infermiera Emanuela che la mattina passava con il carrello della colazione, pieno di merendine, cioccolata, e leccornie, ma a me, spettava solo una camomilla e guardavo sofferente tutti quei dolci. A pranzo solita storia, tante buone cose ma per me la minestrina in bianco, così Emanuela mi rassicurava sempre dicendo che presto sarei tornato a mangiare le fettuccine e le lasagne di mamma, con il suo sorriso e la sua simpatia sapeva farmi pensare ad altro, in quei momenti. Un’altro ringraziamento alle infermiere del Day-Hospital che erano come zie, mi hanno visto crescere, e trattato come un nipote. Infine, la dottoressa Knafelz che ricordo giovanissima, mi ha aiutato moltissimo nel seguire le terapie, e sapendo intervenire tempestivamente quando necessario con la sua grande professionalità, empatia ed amore verso il suo lavoro. Una dedica anche a tutti i ragazzi che ho incontrato, molti stavano peggio di me, a tutti auguro tanta fortuna e felicità nella vita ( ciao Jamal ! ), sappiate che quando mi trovo vicino al Bambino Gesù, mi fermo a pregare nella cappella per voi, proprio come facevo quando ero ricoverato.

Un ringraziamento anche al parroco ( ed ai medici ) dell’ospedale di Palestrina che, a Marzo 2020, quando stavo praticamente morendo per una peritonite, è venuto nel reparto incredulo, dopo essere venuto a conoscenza della storia della mai vita dai miei genitori, dicendo “sei vivo perchè devi raccontare quello che hai vissuto, dare una speranza alla gente” e così, anche per lui ho deciso di scrivere questo articolo. Spero possa essere una speranza per chi come me, ha combattuto/sta combattendo una malattia.

Se avete domande, o volete approfondimenti sulla mia storia non esitate a contattarmi, sulla mia pagina Facebook “Il Trespolo” e spero vivamente che questo articolo sia uno stimolo ed un aiuto, oltre ad una speranza, per chi soffre di patologie intestinali ( e non ). Vi ringrazio per aver letto la mia storia, e vi mando un abbraccio virtuale a tutte le persone che nel tempo, hanno dato fiducia al mio progetto.

Emanuele Perrone

La Peth Therapy ti fa entrare in simbiosi con gli animali, da questa foto si capisce

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